La nascita dell’economia politica: Smith e Marx -Andrew Gamble
Fondamenta è un percorso che propone dodici grandi temi, presentati da docenti IULM in dialogo con riconosciuti esperti di levatura internazionale che tengono delle Masterclass per esplorarli al meglio. L’obiettivo è riannodare assieme i fili del nostro essere ciò che siamo e ciò che siamo diventati grazie a chi ci ha preceduti. È un tentativo di mettere la storia intellettuale di nuovo al centro dei percorsi di apprendimento, nella convinzione che il futuro si costruisca in dialogo con il passato.
Karl Marx e la critica all’economia politica
Sebbene non abbia scritto alcuna opera fondamentale in materia politica, Marx è stato uno scrittore intensamente politico. È comunemente considerato un economista, ma il suo approccio all’economia non è mai entrato nel mainstream della disciplina. Non ha proposto un nuovo modo di vedere l’economia, ma una critica dei presupposti dell’economia politica liberale. Marx sosteneva che il capitalismo fosse uno dei numerosi modi di produzione (tra i diversi modi storici di organizzare il processo lavorativo, che è il fondamento delle società umane) e ha contrastato la retorica e la realtà del liberalismo. La domanda fondamentale che ha posto è: come nasce un surplus sotto il capitalismo, un sistema sociale che pretende di aver abolito lo sfruttamento, l’oppressione e le classi?
Marx ha concesso la fondatezza dell’economia politica liberale per quanto riguarda il mercato, ma ha sottolineato che i lavoratori vivono sì la libertà nel mercato, ma subiscono la coercizione sul lavoro. Questa è la fonte dell’antagonismo di base tra lavoratori e capitale, che si manifesta come lotte per la durata della giornata lavorativa e lotte per l’introduzione delle macchine. Queste lotte guidano lo sviluppo del capitalismo, portando alla creazione di una popolazione in eccesso (l’esercito di riserva del lavoro), a crisi cicliche sempre più gravi e alla tendenza strutturale alla caduta del saggio di profitto.
La teoria di Marx aveva qualche punto debole (soprattutto, la teoria del valore del lavoro, criticata dagli esponenti della scuola austriaca) ma anche una certa forza: l’attenzione posta sulla produzione (il modo in cui viene prodotta la ricchezza determina come essa viene distribuita), la sua enfasi sui rapporti di potere e sulla comprensione del capitalismo come sistema dinamico e in continua evoluzione.
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